giovedì 28 febbraio 2019

Ippoterapia






Come un cavallo può insegnare all'uomo…


L’ippoterapia è una forma molto efficace di percorso psico-fisico per persone in difficoltà, spesso sottovalutata e ancora poco conosciuta.


Si tratta di un contatto tra malato e cavallo che è un animale molto socievole ed empatico.
Molti studi affermano che i bambini (affetti da patologie e non) che possiedono un animale da compagnia e hanno un rapporto con esso, mostrano più capacità di comprendere le emozioni delle persone. Questo li aiuta nelle relazioni con i loro coetanei.
Inoltre, gli individui che vivono momenti di sofferenza psichica spesso sono concentrati solo su se stessi. L’attrazione per l’animale e la motivazione a interagire con esso può aiutarli ad aprirsi verso l’esterno e insegnargli ad assumersi responsabilità verso l’animale che necessita cure costanti. 
Inoltre, l’incapacità del cavallo di giudicare, correggere o contraddire le affermazioni dell’uomo porta ad una comunicazione meno vincolata dal timore di essere valutati negativamente.
L’indole socievole del cavallo, lo rende anche adatto al gioco: un insostituibile strumento educativo che stimola all'attività cognitiva.
Molti bambini, affetti da patologie mentali, non sono abituati al contatto fisico e non accettano di entrare in relazione con un altro individuo. Ma molti studi provano, contrariamente, che questi bambini accettano il contatto da parte del cavallo, perché trasmette sicurezza. Infatti, molte persone in presenza di un animale riescono a rilassarsi.





IL CAVALLO DA IPPOTERAPIA
Nel cavallo da ippoterapia vengono comunque ricercate particolari attitudini comportamentali e morfologiche.
In genere, le lezioni di ippoterapia risultano per il cavallo esercizi noiosi e ripetitivi, perciò è necessario che sia dotato di molta calma e pazienza.
E’ indispensabile che non abbia particolari scatti improvvisi per i rumori che solitamente spaventano i cavalli, perché spesso il cavaliere affetto da particolari patologie ha difficoltà a trattenersi dal compiere movimenti bruschi.


IPPOTERAPIA IN CAMPO
L'ippoterapia consiste nella induzione di miglioramenti funzionali psichici e motori, attraverso l'uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso della interazione uomo-cavallo.




Le fasi della terapia:

  • “Maternage”: è la fase iniziale del paziente che, insieme al terapista, comincia il suo approccio al cavallo
  • Ippoterapia: esercizi terapeutici per il soggetto malato
  • Riabilitazione equestre: è una fase avanzata della cura. In essa il paziente controlla direttamente il cavallo attraverso le proprie azioni
  • Re-inserimento sociale: punto di arrivo di tutto il programma terapeutico. Il re-inserimento sociale rappresenta il momento in cui l’allievo con deficit psico-motorio svolge attività equestre con persone normodotate, praticando le medesime tipologie di esercizi proposte dagli istruttori a tutti i “cavallerizzi. 

“Bisogna avere più fiducia nell’animale, perché spesso riesce ad essere migliore dell’uomo”
                                                                                                                         
                                                                                                                                       Raimondi Francesca (1 SAB)


I 17 Obiettivi sostenibili dell'Agenda 2030



ENERGIA PULITA ED ACCESSIBILE

L’ energia è un elemento essenziale per tutte le attività umane.

I dati ricavati in questo ambito affermano che 3 miliardi di persone dipendono ancora da fonti di energia inquinanti e non rinnovabili e che questi tipi di energia sono i principali responsabili del surriscaldamento globale.

Fonti rinnovabili


Durante la conferenza di Parigi del 2015 i 193 paesi membri dell’ONU hanno stabilito obiettivi per lo sviluppo sostenibile e la prosperità del pianeta. I traguardi prefissati per quanto riguarda l’energia rinnovabile, protagonista del 7° obiettivo, da raggiungere entro il 2030 sono:

  • Aumentare la percentuale di energia ricavata da fonti rinnovabili nel consumo mondiale energetico;
  • Accrescere la cooperazione internazionale per facilitare l’accesso alla ricerca e alle tecnologie legate all’energia pulita e promuovere gli investimenti nelle infrastrutture energetiche;
  • Migliorare le tecnologie per fornire servizi moderni e sostenibili nei paesi sottosviluppati, nei quali non viene garantito l’accesso all’elettricità.

Accesso elettricità

Cosa possiamo fare?

Noi pensiamo che la battaglia contro l’utilizzo indiscriminato delle fonti energetiche non rinnovabili sia molto dura ma non impossibile da vincere: riteniamo che un buon metodo per diffondere l’utilizzo di fonti rinnovabili sia quello di incentivare, attraverso contributi, l’utilizzo di sistemi di produzione di energia rinnovabile nelle proprie abitazioni, come quella prodotta dai pannelli solari. Per diminuire ulteriormente l’impiego di energie inquinanti, pensiamo inoltre che sia una buona idea limitare i sistemi di riscaldamento a gas e a base di combustibili fossili.


Edoardo Seist, Andrea Rossetti; 1 SAB


lunedì 25 febbraio 2019

I 17 obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030



Obiettivo 2: sconfiggere la fame, promuovere un’agricoltura sostenibile


La denutrizione è un problema molto grave e ancora ai nostri giorni esistono nel mondo 800 milioni di persone che soffrono la fame. Per questo motivo, è giunto il momento di riconsiderare come coltiviamo, condividiamo e consumiamo il cibo se vorremo nutrire queste persone e gli altri 2 miliardi che abiteranno il nostro pianeta nel 2050.
  
FATTI E CIFRE

Fame

*Più di 795 milioni di persone soffrono di fame.

*L’Asia è il continente con più denutrizione: 2/3 della popolazione totale. I maggiori problemi di denutrizione si rilevano in Asia meridionale, con quasi 281 milioni di persone denutrite.

*La malnutrizione provoca quasi la metà (45%) delle morti nei bambini al di sotto dei cinque anni: 3,1 milioni di bambini all’anno

Sicurezza

*Dal 1900 il è diminuita del 75% la diversità alimentare: una migliore diversità contribuirebbe a una alimentazione più nutriente.

* Se le donne attive in agricoltura avessero pari diritti rispetto agli uomini, il numero delle persone che soffre di fame potrebbe ridursi fino a 150 milioni

* 500 milioni di piccole aziende agricole nel mondo, forniscono l’80% del cibo che si consuma nel mondo sviluppato Investire nei piccoli agricoltori per aumentare la produzione alimentare sarebbe di vitale importanza sia per noi che per il mercato locale.


TRAGUARDI

* Entro il 2030, porre fine alla fame nel mondo e dare accesso a cibo nutriente alle fasce più deboli.

*Entro il 2030, raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare le donne

*Entro il 2030, garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e implementare pratiche agricole che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a proteggere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, a condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri e che migliorino progressivamente la qualità del suolo

*Entro il 2030, mantenere la diversità genetica delle sementi, delle piante coltivate, degli animali da allevamento e domestici e delle specie selvatiche affini, anche attraverso banche di semi e piante diversificate e opportunamente gestite a livello nazionale, regionale e internazionale

*Aumentare gli investimenti, in infrastrutture rurali, ricerca agricola e formazione, al fine di migliorare la capacità produttiva agricola nei paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati.

*Adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari e loro derivati e facilitare l'accesso rapido alle informazioni di mercato, incluse le riserve di cibo, al fine di contribuire a limitare l’instabilità estrema dei prezzi dei beni alimentari

Peverali ISAB

Fonte: https://www.unric.org/it/agenda-2030

Conferenza di Parigi_Obiettivi generali

Bandiera delle Nazioni Unite © Comstock



Conferenza di Parigi


Nel dicembre 2015, 195 paesi membri dell’ONU si sono riuniti nella conferenza di Parigi per decidere il primo accordo universale sul clima mondiale. 

L’accordo definisce un piano d’azione globale, declinato in 17 obiettivi, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare ulteriori cambiamenti climatici.

Obiettivi generali
  • Ridurre le emissioni
  • I governi hanno concordato di:
  • Mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
  • Fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello minimo al più presto possibile attraverso le azioni definite dai 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile - Sustainable Development Goals, SDGs.

L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. 

Trasparenza ed esame della situazione a livello mondiale

I governi hanno concordato di:
  • Riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base all’evoluzione delle conoscenze scientifiche
  • Fornire ai paesi in via di sviluppo un sostegno internazionale continuo e più consistente per uno sviluppo sostenibile a basse emissioni inquinanti.

Ruolo delle città, delle regioni e degli enti locali

Essi sono invitati a:
  • Intensificare i loro sforzi per sostenere le iniziative volte a ridurre le emissioni
  • Promuovere la cooperazione regionale e internazionale.

Ruolo dell’UE

L’UE deve essere in prima linea per promuovere sforzi internazionali volti a raggiungere accordi globali sul clima.



Giacomo Galletti I SAB

domenica 24 febbraio 2019

#Giornodelricordo


Da quando e perchè?

Questa giornata è stata istituita , con la legge n.92, il 30 marzo 2004 per ricordare le vittime delle foibe e la migrazione di molteplici italiani dalle terre di Istria, Fiume e Dalmazia.

 

Le foibe sono fosse nel terreno, naturali o artificiali, all’interno delle quali i partigiani jugoslavi facevano sprofondare gli abitanti italiani di Istria e Dalmazia. Questi massacri accaddero nel secondo dopoguerra, quando iniziarono i primi scontri fra Italia settentrionale e regioni serbo-croate per il confine a nord-est (riguardante zone come Dalmazia, Istria e Fiume). Ad aumentare le cause di scontro vi erano anche ragioni politiche, come la profonda intolleranza fra i partigiani comunisti serbi e i fascisti della repubblica di Salò.

Dibattiti sulla commemorazione di questo evento

Perché questa giornata è stata istituita a tale distanza dallo svolgimento dei fatti?

Prima di giungere all’istituzione di questa giornata ci fu un lungo e intenso dibattito tra chi voleva ricordare questi avvenimenti (perché riteneva che, come la giornata della memoria, fosse necessario fissare nel RICORDO questi massacri) e chi voleva, invece, tentare di dimenticarli (perché non li considerava confrontabili alle gesta dei grandi capi nazisti e fascisti).

Nel 2004 questa discussione terminò e si giunse alla conclusione di istituire questa giornata poiché è importante ricordare le tragedie commesse dall’uomo per EVITARE che possano ripetersi.

Diploma commemorativo

Lorenzo Bosoni 1°S.A.C.

Giorno del ricordo-Riflessioni

Per ricordare le foibe , il 30 marzo del 2004 è stata istituito il Giorno del RICORDO, che si celebra il 10 febbraio di ogni anno.

Perché è importante che i giovani ricordino...
Una foiba è una cavità carsica con un ingresso a strapiombo
Foibe istrianePer anni i libri di scuola non hanno fatto riferimento a questo orrore contro l'umanità e ancora oggi talvolta si tende a minimizzare quanto accaduto. Le vittime innocenti delle foibe furono numerose e a questa tragedia non può essere data alcuna giustificazione. Ricordare una delle pagine peggiori della storia italiana è compito fondamentale di tutti, per crescere come cittadini e come esseri umani. Preservare tale memoria significa trasmettere alle giovani generazioni il ripudio di ogni ideologia che annulla la dignità dell’uomo.
Le nuove generazioni hanno il compito di impegnarsi affinché questi eventi non si ripetano. Ricordare la storia è l’unico modo per comprendere e migliorare il presente.








Margherita Scaglia ISA C

Giorno del Ricordo

Il Giorno del Ricordo è stato istituito dal Parlamento italiano il 30 Marzo 2004. La legge stabilisce che ogni anno, il 10 Febbraio, vengano commemorate le vittime delle foibe: uomini e donne uccisi in Istria, Dalmazia e nelle provincie del confine orientale dai partigiani jugoslavi durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.

In tale giorno si ricordano anche i cittadini italiani che furono costretti ad abbandonare le loro case e i loro beni in Istria, Dalmazia e Fiume per sfuggire alle persecuzioni del nuovo governo jugoslavo del maresciallo comunista Josip Broz Tito.
Anche quest’anno (2019) dopo la Giornata della Memoria, il 27 Gennaio, è giunto il Giorno del Ricordo, il 10 Febbraio, rimembranza forse passata più in sordina rispetto alla prima citata.
Spero che chi, il 10 Febbraio, non abbia richiamato alla memoria i tragici eventi che sconvolsero le vite di moltissimi nostri concittadini, possa sfruttare questo semplice articolo per non dimenticarsene più.
La parola che ricorre con più frequenza quando si parla del Giorno del Ricordo è “Foibe”. Le Foibe sono, citando Wikipedia: “Dei grandi inghiottitoi (o caverne verticali, pozzi) tipici della regione carsica e dell'Istria. Le foibe non sono quindi dei particolari tipi di caverne come viene spesso, erroneamente, affermato, ma solo il termine con cui vengono indicati gli inghiottitoi carsici tipici della regione giuliana, che in tale territorio assumono spesso dimensioni spettacolari. Se ne contano circa 1700 in Istria.”. 

La scienza si ferma qui, tuttavia, dal punto di vista storico, le Foibe hanno un significato molto più terribile, ma cominciamo dall’inizio…

Durante l’inizio del XX secolo nei territori del Friuli, della Slovenia e della Croazia vivevano numerose persone di etnie diverse: italiani, croati, serbi, sloveni.
Con l’avvento del fascismo in Italia e con l’attuazione del processo di nazionalizzazione avviato da Mussolini in queste zone, si alimentò un diffuso malessere tra i cittadini non italiani che portò alla formazione di vere e proprie organizzazioni antifasciste filo-comuniste. Tutto ciò proseguì fino all’8 settembre 1943 quando venne diffuso dal maresciallo Badoglio l’armistizio dell’Italia; a questo punto si creò un vuoto di potere nei territori orientali italiani e le organizzazioni comuniste guidate dal maresciallo Tito acquisirono sempre più potere: fu in questo periodo storico che la strage delle Foibe ebbe inizio. Con il crollo del regime i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone.
Fino ad aprile del 1945 i partigiani jugoslavi erano stati fermati dai nazisti ma, con il crollo del terzo Reich nulla potè più fermare gli uomini di Tito. L’intento di quest’ultimo era quello di conquistare i territori che alla fine della prima guerra mondiale erano stati negati alla Jugoslavia; occupò Fiume e l’Istria, dando subito inizio a feroci esecuzioni contro gli italiani. Ma non riuscì ad assicurarsi la preda più ambita: la città, il porto e le fabbriche di Trieste, grazie soprattutto all’arrivo tempestivo degli alleati che stavano risalendo e liberando la penisola Italiana. Nonostante ciò il massacro continuò nei territori conquistati, tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati.
Si stima che le uccisioni di italiani - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila.

Il dramma delle terre italiane dell’Est si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947. L’Italia consegnò alla Jugoslavia numerose città e borghi a maggioranza italiana rinunciando per sempre a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia.
Questo comportò un esodo di massa dei cittadini italiani di queste zone, che dovettero abbandonare tutti i propri beni per emigrare in Italia o verso altre parti del mondo (Sud America, Australia, Canada, Stati Uniti). Il problema dell’esodo fu minimizzato dal governo italiano dell’epoca e gli i esuli non furono accolti come concittadini, ma furono emarginati e privati di ogni aiuto.
Questi mostruosi avvenimenti che coinvolsero migliaia di cittadini italiani rimasero confinati nel regno dell’oblio per quasi sessant’anni; soltanto, infatti, con il crollo del muro di Berlino e la fine del comunismo sovietico (1989) alcuni presidenti della Repubblica italiana ruppero questo muro del silenzio recandosi nei luoghi protagonisti di questa atroce vicenda.

A poco a poco tutti noi siamo potuti venire a conoscenza della tragedia che coinvolse le terre orientali italiane fino ad arrivare all’istituzione, nel 2004, del Giorno del Ricordo.
Ad oggi, i testimoni che vissero sulla propria pelle tutte le tragiche vicende della seconda guerra mondiale, sono quasi scomparsi; è difficile quindi avere testimonianze forti e cariche di emozioni e di ricordi che soltanto chi ha vissuto certi avvenimenti può dare, e ancor più difficile è far conoscere a fondo alle nuove generazioni gli orrori dell’umanità che caratterizzarono il secolo scorso. Il compito di insegnanti ed educatori diventa infatti ancora più arduo: quando si tramandano oralmente dei fatti a loro volta raccontati da chi invece li ha vissuti, è difficile trasmettere le emozioni e le sofferenze che quelle vicende provocarono e, in questo modo, il ricordo si affievolisce fino a diventare trasparente. 

Per impedire ciò non bisogna solamente raccontare cosa è successo, ma è necessario che questi orrori entrino prima nella testa e poi nel cuore dei ragazzi, che li accompagnino durante tutta la loro vita e che influenzino ogni loro azione. 
Per alleggerire questo pesante e faticoso incarico si può e si deve far uso di libri, di lettere e testimonianze cariche ancora della disperazione e dello sconforto di "storie" passate, ma da non dimenticare.

Pietro Gambazza, ISA A

giovedì 21 febbraio 2019

I 17 obiettivi sostenibili dell’agenda 2030



Obiettivo 12: consumo e produzioni responsabili


INTRODUZIONE:
Per consumo e produzione sostenibili si intende la promozione dell'efficienza nell’utilizzo delle risorse e dell'energia, così come la garanzia dell’accesso ai servizi di base, a lavori dignitosi e rispettosi dell’ambiente per tutti. Il consumo e la produzione sostenibili puntano ad aumentare i benefici in termini di benessere, attraverso la riduzione dell'impiego di risorse e dell’inquinamento nell'intero ciclo produttivo. Ciò coinvolge i consumatori in iniziative di sensibilizzazione al consumo e a stili di vita sostenibili, indirizzandoli verso l’l’approvvigionamento pubblico sostenibile.


FATTI E CIFRE:

Ogni anno circa un terzo del cibo prodotto finisce nella spazzatura dei consumatori e dei commercianti oppure va a male a causa di sistemi di trasporto o pratiche agricole inadeguate.
Basti pensare che se la popolazione mondiale raggiungesse 9,5 miliardi entro il 2050 il nostro pianeta non basterebbe per soddisfare la domanda di risorse naturali necessarie a sostenere gli stili di vita attuali.

ACQUA:
  • Meno del 3% dell’acqua mondiale è potabile, di cui il 2,5% è congelata nei ghiacciai in Antartide e nell’Artide. L’umanità deve quindi affidarsi allo 0,5 % per soddisfare la domanda di acqua potabile.
  • Più di un miliardo di persone non dispongono dell’acqua potabile
  • Un eccessivo utilizzo di acqua porta allo stress idrico mondiale.

ENERGIA:

Nonostante i progressi tecnologici che hanno promosso un aumento di efficienza energetica, l’uso dell’energia nei paesi più sviluppati continuerà a crescere di un altro 35% entro il 2020.

Entro suddetta data si attende un aumento del 30% dei veicoli posseduti. Nello stesso periodo si attende anche la triplicazione del traffico aereo.

CIBO:

  • Un impatto ambientale significativo nel settore alimentare si verifica a partire dalle fasi di produzione agricola.
  • Fenomeni di degradazione dei suoli, inaridimento dei terreni, utilizzo non sostenibile dell’acqua, eccessivo sfruttamento della pesca e degrado dell’ambiente marino sono all’ordine del giorno.
  • Miliardi di tonnellate di cibo vanno sprecate ogni anno, mentre. quasi un miliardo di persone soffre di denutrizione e un altro miliardo soffre le fame.
  • Il settore alimentare rappresenta un terzo del consumo totale di energia, ed è responsabile del 22% delle emissioni di gas serra.

TRAGUARDI:

  • Attuare il Quadro Decennale di Programmi per il Consumo e la Produzione Sostenibili, rendendo partecipi tutti i paesi.
  • Dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite e ridurre le perdite di cibo.
  • Raggiungere la gestione eco-compatibile di sostanze chimiche, di tutti i rifiuti e ridurre sensibilmente il loro rilascio in aria, acqua e suolo.
  • Entro il 2030 ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la riduzione, il riciclo e il riutilizzo.
  • Incoraggiare le imprese, in particolare le grandi aziende multinazionali, ad adottare pratiche sostenibili.
  • Supportare i Paesi in via di sviluppo nel potenziamento delle loro capacità scientifiche e tecnologiche.
  • Sviluppare e implementare strumenti per monitorare gli impatti dello sviluppo sostenibile.

Fonti Utilizzate:https://www.unric.org/it/agenda-2030







Alberici e Maggi, 1 s.a.b   

lunedì 18 febbraio 2019

Biodiversità





Nella convenzione di Rio de Janeiro sulla Diversità Biologica nel giugno del 1992 la biodiversità è stata definita come: “Variabilità tra gli organismi viventi di tutte le forme includendo gli ecosistemi acquatici, marini e terrestri ed i complessi ecologici di cui sono parte”.

La biodiversità si può suddividere in tre categorie gerarchiche: specifica, genetica ed ecosistemica.

Quella specifica tratta delle specie. La specie è un insieme di organismi simili morfologicamente, capaci di accoppiarsi tra loro e di dar luogo a prole fertile.

La biodiversità genetica tratta, invece, dei differenti geni che accomunano una certa specie. Le differenze di 2 individui della stessa specie sono contenute nel DNA (variazioni specifiche) e provengono dall’ambiente (selezione naturale).

La biodiversità ecosistemica differenzia i vari ecosistemi. La diversità degli ecosistemi viene valutata in termini di diversità di specie, calcolando lo loro abbondanza relativa. La biodiversità è un valore ed è riconosciuto come tale con varie motivazioni: il Pianeta Terra è abitato solo di recente da esseri viventi, e da pochi “attimi” dalla specie Homo sapiens...

Riflessione

La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla biodiversità terrestre, perché rapide estinzioni “di massa” potrebbero metterne a rischio la permanenza sul Pianeta. La biodiversità assicura la naturale sostenibilità di tutte le forme di vita; un ecosistema in buona salute reagisce meglio alle debolezze e contribuisce a rafforzare il patrimonio culturale e biologico, tramandandolo di generazione in generazione.




Buttafava Giovanni ISA C

Giorno del Ricordo



Dal 2004 ogni 10 Febbraio in Italia viene celebrato il “Giorno del ricordo”, istituito dalla legge 92/2004 “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati" in Istria Dalmazia.

Un po' di storia...

A partire dalla seconda metà del 1800 nei territori della Venezia-Giulia e della Dalmazia appartenenti all’Impero Austro-Ungarico si verificano due fenomeni di nazionalizzazione antagonista: tra il gruppo italiano, prevalente dal punto di vista culturale ed economico, e quello di origine slava (Sloveni e Croati) vi sono forti tensioni che, però, non sfociano mai in uno scontro.  




Finita la prima guerra mondiale, l’Impero austro-ungarico si disgrega e gran parte dei territori contesi viene annessa all’Italia (Trattato di Versailles 1919).  I fascisti iniziano una “bonifica etnica” della Venezia-Giulia con l’obiettivo di una italianizzazione” forzata (es. italianizzazione della toponomastica, dei nomi propri, chiusura di scuole in lingua slava, proibizione delle pubblicazioni in lingua slava).

Il 6 di aprile 1941, senza alcun preavviso, Italiani e Tedeschi attaccano il Regno di Jugoslavia. Il 17 aprile viene firmata la resa: l’Italia annette la Slovenia del sud e quasi tutta la Dalmazia, mentre il Montenegro diventa un protettorato.

F       massima espansione territoriale dell’Italia (1942)
In risposta alle violenze dei fascisti, in tutta la Jugoslavia si organizza il movimento partigiano guidato dal leader comunista Tito. I Fascisti attuano una dura repressione nei confronti dei partigiani di Tito che culmina con numerose deportazioni nei campi di concentramento nazisti .
8 settembre 1943: dopo l’annuncio dell’armistizio, l’Istria finisce sotto il controllo del Movimento di liberazione jugoslavo guidato dal generale comunista Tito.
Nei mesi successivi più di 500 Italiani istriani considerati  “nemici del popolo” (= non disposti a collaborare con il regime di Tito) vengono barbaramente uccisi e gettati nelle cavità carsiche dette “foibe”. Si tratta in prevalenza di fascisti, amministratori statali, carabinieri, ufficiali postali ed esattori delle tasse, possidenti ed imprenditori.   
  • Maggio 1945: finisce la seconda guerra mondiale. L’esercito jugoslavo caccia i nazisti dalla Venezia-Giulia ed occupa tutta la regione. Scatta il secondo eccidio di Italiani, soprattutto di Trieste e Gorizia: più di 10.000 presunti oppositori del regime vengono arrestati, deportati o uccisi nelle foibe. L’obiettivo è quello di punire chi si è macchiato di colpe contro gli Slavi o chi contesta l’annessione del Venezia-Giulia alla Jugoslavia, ma anche di intimidire tutta la popolazione italiana lì residente.
  • 10 febbraio 1947: a Parigi viene firmato il Trattato di pace che pone fine alla seconda guerra mondiale ed impone alla perdente Italia la cessione alla Jugoslavia di Zara, Fiume e di gran parte dell’Istria. Ciò porterà all’esodo di circa  300.000 Italiani residenti in quei territori…
  • Il 14 marzo 1998 presso il Teatro Verdi di Trieste, le Istituzioni italiane rappresentate dai politici Gianfranco Fini e Luciano Violante parlano per la prima volta in pubblico di foibe. Violante riconosce che ci sono responsabilità da entrambe le parti, i comunisti di Tito ed i fascisti.
  • Il 13 luglio 2010 a Trieste tra i Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia rendono omaggio ai luoghi simbolo degli eccidi subiti dai loro popoli e partecipano al concerto “Le vie dell’amicizia” diretto dal maestro Riccardo Muti.


Maria Caterina Bianchi IESC


domenica 10 febbraio 2019

I 17 obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030

Obiettivo 11:Città e comunità sostenibili

Le città sono centri per nuove idee…
…Per il commercio, la cultura, la scienza, la produttività, lo sviluppo sociale e molto altro.
Le sfide poste dall’ambiente urbano comprendono il traffico, la mancanza di fondi per fornire i servizi, la scarsità di abitazioni, il degrado delle infrastrutture.



Ma noi possiamo vincerle!
Il futuro che vogliamo comprende città inclusive, accessibili, sicure, che tutelino i bisogni di tutti e di ciascuno.
Fatti e cifre
  • Oggi, metà dell’umanità vive in città
  • Entro il 2030 quasi il 60% della popolazione mondiale abiterà nelle città
  • Attualmente circa 800 milioni di persone vivono in baraccopoli (ovvero un insieme di strutture degradate)
  • Le città occupano solamente il 3% della superficie terrestre, tuttavia sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio
  • L’alta densità delle città può portare un enorme sviluppo tecnologico, riducendo il consumo di risorse e di energia
Traguardi per il 2030

1.   Assicurare alloggi adeguati e servizi di base,  bonificare i quartieri degradati
2.  Garantire a tutti un sistema di trasporti sicuro e accessibile a tutti, promuovendo la sicurezza delle strade
3.   Aumentare gli sforzi per preservare il patrimonio culturale e naturale del mondo
4.   Ridurre il numero di decessi e diminuire in modo sostanziale le perdite economiche causate da calamità*, con particolare riguardo alle persone più vulnerabili
5.   Ridurre l’impatto ambientale, prestando attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti
6.   Fornire l’accesso a spazi verdi, in particolare a bambini, anziani e disabili
7.   Supportare i Paesi meno sviluppati, con assistenza tecnica e finanziaria. 
*calamità: disastri naturali

COSA POSSIAMO FARE?

Il nostro comportamento può sicuramente contribuire a realizzare un cammino più sostenibile: per questo motivo tale obiettivo è così importante.

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Ridurre il consumo di acqua: privilegiare un consumo razionale e parsimonioso
  • Privilegiare l’utilizzo di trasporti pubblici
  • Rispettare gli spazi verdi
  • Non sprecare energia elettrica, privilegiando l’utilizzo di lampadine a risparmio energetico
  • Aderire alla raccolta differenziata
  • Preferire prodotti riciclabili: l’adozione di comportamenti corretti nella gestione dei rifiuti genera un circuito virtuoso che consente il riciclo e il conseguente risparmio di materie prime

  
Manca-RaimondiISUB

Booktrailer "Speciale Violante"

Creare attraverso il booktrailer... Zanelli Caterina Classe IESC